Agosto: Noce

 

Il noce è un albero importante, presente nella vita dell’uomo a cominciare dalla preistoria. Infatti numerosi reperti archeologici testimoniano resti di frutti, cioè di noci, per l’alimentazione già 9000 anni fa. Il suo nome scientifico è Juglans regia dove juglans sta per Jovis glans, letteralmente “il glande di Giove”, cioè gli attributi maschili del più importante degli dei greci, ed il regia lo indica come “il re degli alberi”. 

È una pianta che può raggiungere
i 25 metri di altezza e la sua chioma è formata
da grandi foglie composite.

 

Presente in tutta l’Asia centrale, è stato introdotto in area mediterranea dai coloni greci circa un migliaio di anni fa. Una delle leggende associate alle cosiddette streghe medioevali (che in realtà erano per la maggior parte delle guaritrici popolari che conoscevano l’uso curativo delle erbe e che sono state perseguitate, processate, torturate per secoli e che andrebbero riabilitate) è che esse si riunivano periodicamente di notte sotto a grandi alberi di noce, a cominciare dal mitico noce di Benevento, sulle rive del fiume Sabato, da cui forse il termine sabba per indicare gli incontri di uomini e donne dediti alla magia.

Ma il vero noce di Benevento era stato abbattuto già nel 663 da un certo Barbato, prete cattolico fatto poi santo, per impedire un rito eretico praticato dai longobardi, pur convertiti apparentemente e superficialmente al cristianesimo, per cui sotto il mitico noce si ritrovavano i guerrieri per rendere omaggio al loro antico dio Wotan-Odino, adorando anche una vipera d’oro a due teste.

Il suo legno è molto pregiato e una volta era quasi un obbligo nelle famiglie, anche in quelle meno abbienti, avere in cucina la credenza di noce. A tale proposito è interessante la probabile origine della parola credenza, che ancora sopravvive nel nostro dialetto, cioè del mobile che conteneva il cibo.
Nel medioevo i vassalli erano obbligati a fare atto di credenza nei confronti del nobile (conte, barone, principe...) a cui si sottomettevano e siccome l’usanza di avvelenare il cibo per eliminare gli avversari era abbastanza frequente, i pasti dei nobili erano tenuti sottochiave in un robusto mobile ed i vassalli, a turno, assaggiavano i cibi destinati al loro signore come appunto conseguenza dell’atto di credenza. Da questa usanza deriva il nome del manufatto, al punto di sopportare per obbedienza e fedeltà le conseguenze del veleno, morte compresa. Questo a riprova di come parole semplici e familiari possano avere origini lontane e una storia da raccontare.

Sempre a ribadire l’importanza del noce, una delle usanze molto diffuse fino a non molti anni fa e ancora praticata, era quella di raccogliere le noci ancora fresche nella magica notte del 24 giugno, San Giovanni, da mettere in grappa per farne il nocino, liquore che racchiudeva tutta l’energia di quel momento dell’anno.
Sempre in quella magica notte venivano raccolte le cosiddette Erbe di San Giovanni, poi messe a bagno in acqua con cui il giorno dopo ci si lavava la faccia ed anche tutto il corpo.

La parte esterna del frutto, il mallo, verde e carnoso all’inizio, a maturità si secca e annerisce, rivelando la parte legnosa interna che comunemente indichiamo come noce, composta da due valve che racchiudono all’interno il gheriglio, che si mangia e possiede un alto valore nutritivo: ricco di proteine, grassi, zuccheri e vitamine soprattutto del gruppo B, tutte sostanze molto importanti nella dieta degli agricoltori del passato, povera di carne. Un tempo si produceva anche l’olio e il vino di noce.

In fitoterapia il noce è importante e di esso si usa praticamente tutto. Nel suo complesso è una pianta dalle doti disinfettanti, vermifughe ed astringenti.
Le foglie sono usate per guarire ulcere, eczemi e infezioni agli occhi.

 

Il frutto è un alimento ma anche una medicina. Secondo la pratica delle segnature, per cui nelle piante sono racchiuse le forme degli organi che possono curare (teoria ritenuta per nulla scientifica ma che poi alla verifica dei fatti risulta spesso dimostrata) uno dei tanti misteri ancora non svelati del mondo vegetale. Nel nostro caso il gheriglio ha la forma di un piccolo cervello e quindi mangiare noci manterrebbe efficiente uno degli organi fondamentali del nostro corpo.

 

Per concludere vi condividiamo tre poesie dedicate al noce.

 

Citazione da Amleto
di William Shakespeare

 

Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia ritenermi Re di uno spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni.

 

Di Cesare Pavese

 

Quando rientravo avanti l’alba sull’aia da feste, mio padre era sotto la macchia nera del noce.

 

Di Thomas Mann

 

Il genio può essere confinato dentro un guscio di noce e ciò nonostante abbracciare tutta la pienezza della vita.

Articolo a cura di Toio de Savorgnani

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