Gennaio: Abete

Nel 2021 abbiamo concentrato l’attenzione sugli animali del Cansiglio, mentre per il 2022 il nostro focus sarà sugli alberi, argomento in apparenza meno affascinante, ma estremamente importante per la vita dell’uomo sulla Terra. La vita sul nostro pianeta ha potuto evolversi grazie alle piante. Le foreste sono fondamentali affinché le condizioni di vita possano rimanere accettabili per tutti gli esseri viventi e sono state la base su cui la vita ha potuto evolversi e prosperare.

Le prime forme di vita sono comparse negli oceani circa 4 miliardi di anni fa, ma è grazie ai vegetali, dapprima molto primitivi poi sempre più evoluti, che gli ambienti fuori dall’acqua sono stati via via popolati da forme di vita sempre più complesse. Se l’umanità vuole assicurarsi un futuro deve rispettare e conservare quella complessità, cioè la biodiversità.

Le piante hanno creato le condizioni per cui è possibile l’esistenza di tutti gli animali, uomo compreso, e continuano a farlo attraverso la fotosintesi, producendo materia organica e soprattutto ossigeno. Sia l’aria che respiriamo che il cibo di cui ci nutriamo sono un dono del mondo vegetale, alberi compresi.

Cominciamo l’anno dedicato agli alberi del Cansiglio e della Pedemontana partendo dalle conifere: gli abeti, quello rosso e quello bianco con le loro differenze, e i pini.

Con il maestoso e lanciato abete, inzia il racconto delle botaniche della
Piana del Cansiglio

Il termine conifere significa “portatrice di coni”. I coni, ovvero le pigne, sono formati da squame ed hanno la funzione di proteggere i semi al loro interno.
Le conifere sono alberi molto antichi, comparsi molto prima di quelli a foglia larga, quando le condizioni di vita sulla Terra erano più difficili. Le conifere si adattano molto bene ai climi freddi, ecco perché le troviamo in alta quota fino ai limiti delle praterie alpine. Le loro strane foglie, sottili ed appuntite come aghi (da cui il nome aghifoglie), per lo più non cadono in autunno, rimangono verdi per tutto l’anno e riescono a fare la fotosintesi anche a basse temperature.

La fotosintesi rappresenta una serie di reazioni chimiche, le piante utilizzano l’energia della luce solare assorbita dalla clorofillal’anidride carbonica dell’aria e la linfa per produrre sostanza organica e quindi crescere, liberando l’ossigeno di cui anche noi abbiamo bisogno.
Nonostante l’alta tecnologia di cui siamo dotati, non abbiamo ancora modo di replicare questo processo in autonomia e questo dovrebbe ricordarci quotidianamente dell’importanza del mondo verde.

Abbiamo iniziato proprio dagli Abeti poiché sono gli alberi del Natale, quindi in sintonia con il periodo a cavallo tra la fine dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo.
Gli abeti, creature capaci di sopravvivere bene al gelo invernale, visti dall’alto mostrano una forma geometrica regolare che ricorda i cristalli di ghiaccio. In molti paesi al di là delle Alpi l’albero di Natale è l’Abete bianco, Tanne in tedesco, da cui la famosa canzone “Oh Tannenbaum”. Tuttavia è l’Abete rosso quello più utilizzato in assoluto per le decorazioni più sfavillanti e colorate che simboleggiano la festa e le forze celesti dei pianeti.  

Il legno d’abete, per l’economicità e la sua facile lavorabilità, è utilizzato anche per la lavorazione di oggetti come cassette da frutta e tavole o compensati per l’edilizia. In passato era molto usato nelle case di montagna, per travi, pavimenti e mobili, ma anche per le alberature delle navi a vela, con pennoni alti oltre 30 metri. La richiesta di legno d’abete è talmente alta che sono stati creati molti boschi semi artificiali, cioè situazioni non naturali decise dal mercato, anche se l’equilibrio naturale richiederebbe boschi misti.

Da abeti e pini nei secoli passati si estraevano quattro sostanze di grande importanza: resina, trementina, pece e catrame, con le quali si impermeabilizzavano gli scafi delle barche e delle grandi navi e per un’infinità d’altri utilizzi pratici.

Un toccasana tutto naturale

In passato, quando ancora la medicina e la chimica erano conoscenze meno diffuse, si osservava la vita delle piante, la loro forma, l’ambiente in cui vivevano per capirne l’utilizzo medicinale. Si cercavano i segni, cioè quegli elementi che ne svelavano l’efficacia curativa; oggi tutto ciò ci sembra molto ingenuo e quasi superstizioso, ma uno dei misteri del mondo vegetale è che le piante sembrano contenere questi segni nelle forme, quasi dei messaggi, su cui si basava l’antica medicina delle segnature.

Gli abeti ed i pini venivano utilizzati in passato per curare le malattie da raffreddamento, tosse, bronchiti. Gli oli essenziali che contengono sono degli antibatterici e antivirali molto efficaci e tutt’ora si utilizzano le gemme e gli aghi per produrre sostanze curative, essendo parti ricche di resina e oli essenziali.

Vi svelo qualche ricetta trovata nei libri di cura con le piante (fitoterapia) o sentita dai vecchi abitanti del Cansiglio.

• Per fluidificare il muco, calmare la tosse o la bronchite, si fa bollire in acqua pari a circa 4 tazze un cucchiaino di gemme di abete o pino, da bere nell’arco giornata. 

• In Cansiglio, i Cimbri scioglievano a bagnomaria e mescolavano in parti uguali resina di abete, cera d’api grezza e grasso animale (noi possiamo usare l’olio d’oliva), ottenendo un unguento per ammorbidire e proteggere la pelle o curare piccole infezioni.
La resina pura veniva adoperata per disinfettare ed estrarre dalle ferite schegge di legno o vetro.

Camminare in un bosco con molti Abeti o Pini ci rilassa, aiuta la respirazione e può anche essere una vera e propria cura. Credo che abbracciare un grande albero ci possa fare molto bene, molti lo scopriranno nel prossimo futuro.

IL PEZHON (il grande Abete rosso)
una poesia di Franco Azzalini, poeta cimbro

Della verde gran foresta,
quella pianta era regina.
Alla più boscosa cresta era nata sulla cima.

Le sue fronde i forti venti
mai avevan danneggiate.
Le radici sue possenti nella roccia avea piantate.

E cresceva sempre dritto,
grosso, alto, poderoso.
Sovrastava il bosco fitto,
tutt’intorno, maestoso…

Articolo a cura di Toio de Savorgnani

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