Ottobre: Quercia

 

Quercia è in termine generico con cui si indicano una serie di alberi appartenenti al genere Quercus, famiglia delle Fagacee, che comprende molte specie presenti sia in Europa e Asia che nelle Americhe. Nel solo Messico ci sono 160 specie diverse di Querce, 90 nell’America del Nord e 100 in Cina. I resti più antichi di questo genere sono dei pollini fossili trovati in Austria e risalenti a 55 milioni di anni fa. Anche in Europa e in Italia ci sono tipi diversi di Querce, va però specificato che non è così facile distinguerle poiché una loro caratteristica è quella che si ibridano facilmente. 

Per i greci la Quercia era l’albero sacro a Giove, anzi, i primi luoghi sacri, precursori dei templi, sono stati proprio i boschi di Querce, come quello di Dodona, ritenuto uno dei più importanti per le divinazioni, visitato anche da Ulisse; mentre nell’antica Roma si offriva una corona di rami e foglie di Quercia a chi tornava vittorioso dalla guerra. Pure per i Celti i boschi di Querce erano sacri, anche perché vi si trovava il vischio, pianta che si riteneva potesse guarire tutte le malattie che poteva essere raccolta solo dai sacerdoti, i Druidi.

Fino a parecchi secoli fa, in Europa l’albero più diffuso nei grandi boschi di pianura ma anche nelle aree collinari, era proprio la Quercia, nelle sue varie tipologie, poichè il suo legno ha caratteristiche talmente preziose che è stato usato massicciamente, fino a ridurne drasticamente la superficie.  Anche la necessità di avere sempre più spazio a disposizione per ampliare le aree abitate o quelle dedicate dall’agricoltura ne ha determinato il calo, fino quasi alla sparizione come possiamo constatare nel presente. 

Sono alberi longevi che, se lasciati in pace, possono superare tranquillamente i 3/400 anni, ma non sono rari i casi di Querce di oltre 600 anni o addirittura di 1500.

Uno degli alberi più vetusti del pianeta è infatti proprio la Quercia detta “di Palmer” che si trova in California ed è vecchia di circa 13.000/15.000 anni, anche se ne sopravvivono solo le radici e pochi spezzoni di fusto. In Inghilterra, nell’Oxfordshire, a Blenheim Palace, esiste un bosco di Querce piantate nell’XII secolo per ordine del re Enrico 1° ed almeno una sessantina di esemplari risalgono a quel periodo.

Una cosa curiosa è che l’unico albero al mondo ad avere un proprio indirizzo postale è una Quercia tedesca molto antica che si dice abbia magicamente permesso di coronare con il matrimonio una storia d’amore tra due giovani a cui le famiglie si opponevano. Essi si scambiavano lettere nascondendole nel cavo di un nodo della vecchia quercia, ma quando le famiglie lo scoprirono, diedero l’assenso all’unione.

Da allora in poi fu chiamato l’Albero dello Sposo e, in tempi recenti, dotato di indirizzo, poiché in molti venivano da lontano apposta per porre lettere d’amore nella cavità. Ora riceve anche 40 lettere al giorno, almeno 1000 all’anno e da tutto il mondo. Per chi volesse provare, può spedire la propria richiesta all’ALBERO DELLO SPOSO - BRAUTIGAM SEICLE  DODAVER  FORST  23701 EUTIN – DEUTSCHLAND.

La Repubblica di Venezia fece un uso molto intenso di Querce, che usava per consolidare le isole sabbiose sulle quali poi costruire gli edifici in pietra. Per capire quanti pali invisibili piantati nel fondo duro della laguna, il caranto, sostengono la città più strabiliante del mondo, basti pensare che ogni edificio poggia su una fitta sequela di grossi pali piantati uno vicino all’altro, tecnica detta “della costipazione”, usandone anche 10 per metro quadro e per tutto il perimetro della costruzione. Quindi sotto la Venezia visibile al di sopra dell’acqua, esiste un sostegno formato da chissà quante centinaia di milioni di pali, molti dei quali di quercia. 

Sembra, così si tramanda, che la sola Basilica della Salute a Punta della Dogana, imponente e molto pesante, poggi su un milione di pali. Fu costruita per chiedere la fine della disastrosa peste del 1631, cosa che accadde veramente e che i veneziani sono convinti avvenne per intercessione della Madonna Nera proveniente da Candia (ora Cipro), detta Isopantidissa e installata nella Basilica. Da allora ogni anno c’è un grande afflusso di lagunari ogni 21 novembre (un’esperienza che merita di essere vissuta), per ringraziare la Nera proveniente da oriente, venerata quasi allo stesso livello di San Marco. A questo proposito va notato che la pelle della Isopantidissa non era bianca ma scura, poiché il culto delle Madonne Nere è nato in Egitto (era stata forse la sopravvivenza sotto altre forme della dea egizia Iside?), ma quella era la patria di San Marco, quindi pure lui di pelle scura, primo vescovo cristiano di Alessandria e poi patrono di veneti e veneziani. Anche per lo scafo delle galee costruite nell’Arsenale era usata la Quercia, o meglio il Rovere, come viene comunemente indicato, quindi questo legno assieme al faggio del Cansiglio per i remi, è stato fondamentale nel rendere Venezia la regina del Mediterraneo. 

Nelle colline e nella pedemontana del Cansiglio si poteva trovare, assieme alle altre latifoglie, il Rovere, cioè Quercus petraea, e la Roverella, Quercus pubescens, mentre nelle aree paludose delle risorgive e quindi molto più resistenti all’acqua, la Farnia, Quercus robur. Sempre ricordando la difficoltà delle  distinzione dei vari tipi per la loro capacità di mescolarsi producendo ibridi di difficile classificazione.

Ma se un tempo le Querce erano ben diffuse e molto presenti, tanto da essere una tra le specie più numerose, ora sono quasi del tutto scomparse a causa del taglio massiccio. Si può affermare che questo albero generoso sia stato uno degli elementi importanti per lo sviluppo delle comunità umane delle nostre aree, ma ce lo siamo dimenticato. Che sia arrivato il momento di invertire la tendenza e incominciare a piantare più alberi possibile per contrastare l’inquinamento, il cambiamento climatico e il surriscaldamento generale? 

Se ci stiamo autodistruggendo con le nostre stesse mani, è anche vero che possiamo capire i nostri errori e porvi rimedio. Una delle azioni più efficaci, oltre a tornare a rispettare ed amare la Madre Terra e cambiare il nostro stile di vita, è proprio quella di piantare alberi. Tanti, tantissimi alberi, come dice il prof. Mancuso, uno dei studiosi del verde tra i più accreditati al mondo, il quale non si stanca di ripetere che “[…] non si è capito l'enormità del problema. Noi pensiamo che il riscaldamento globale lo si possa risolvere con la tecnologia, ma non è vero. Abbiamo bisogno di verde." proponendo anche il traguardo da raggiungere di mille miliardi di nuovi alberi su tutto il pianeta, e per l’Italia due miliardi. Se mai dovesse avvenire questo miracolo, le Querce saranno tra le protagoniste.

 

Articolo a cura di Toio de Savorgnani

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